sabato 29 novembre 2008

Camicia su misura: la guida -Introduzione-


Quante volte vi hanno detto: "Io le camicie le faccio su misura, risparmio pure!". Ecco, non è possibile. Non è vero.
Partiamo dall'inizio, cercando di sbrogliare da subito le questioni relative alla terminologia.In Italia, per semplificazione, tendiamo ad usare il termine "su misura" in senso lato, comprendendo tutte i servizi di customizzazione, e mi sembra giusto, dal momento che il linguaggio corrente è proprio a questo che deve ambire, alla semplificazione. D'altra parte però, è giusto almeno sapere qual è la varietà d'interventi che attingono a quest’ unico nome, perché sono profondamente diversi. Giusto per intenderci, vi è mai capitato di notare una differenza abissale tra la vostra nuova camicia "su misura" e quella del vostro amico, anch'essa su misura, senza riuscire a capire per quale motivo la sua gli stesse decisamente meglio e fosse molto più bella? Questo accade perché, contrariamente a quanto si possa credere, le variabili che concorrono a formare una camicia sono molte, moltissime, virtualmente infinite, quanti sono i punti allineati su di una linea retta, e il tutto è reso ancora più complesso dal momento che queste variabili non sono gestite solo da voi, ma anche dall'artigiano che le confeziona, il quale oltre alla "testa" mette anche le "mani". La sua posizione di privilegio nell'opera è assoluta e, tenetelo bene a mente, lui non "vede" la camicia come la vedete voi, dando vita ad una dicotomia d'intenti all'interno dello stesso progetto che fa di esso, inevitabilmente, non una passeggiata di salute ma un'autentica guerra, tra voi e l'artigiano, che deve pertanto essere guidato con mano ferrea.

Per inciso, tutti questi ragionamenti sono frutto del desiderio, sicuramente maniacale, di ottenere i migliori risultati possibili e derivano da anni di tentativi, analisi, studi, errori e successi. L'analisi qui svolta si pone ad un livello ben superiore all'immediata apparenza e mi rendo conto che non possa essere né immediatamente comprensibile né largamente condivisibile. Di seguito proverò a sintetizzare alcuni aspetti tecnici e formali che in ogni caso non troverebbero riscontro da parte di coloro i quali non siano già sufficientemente penetrati da una spiccata sensibilità estetica (attenzione: non si parla di moda, ma di tradizione) e da una disinvolta padronanza dei codici classici. A chiunque non ritrovi sé stesso in questa descrizione, suggerisco di cercare ospitalità nelle grandi marche, che, in poche parole, si preoccupano di operare tali scelte al posto vostro, facendo pagare profumatamente questa consulenza, senza tuttavia potersi lontanamente avvicinare ai risultati che qui cerchiamo di ottenere. Lasciamo comunque questa soluzione ai poveri di spirito.

Torniamo alla distinzione tra le terminologie. Come accade più o meno nell'ambito della sartoria (attenzione: i sarti confezionano abiti, le camicie invece le fanno i camiciai) i livelli sono tre, dal basso verso l'alto: il calibrato, il made-to-measùre (su misura) ed il bespoke. Nel primo caso si parte da una taglia standard e la si corregge lievemente nelle misure principali (collo, polsini, lunghezza delle maniche, al massimo le pinces). Nel made-to-measùre il livello di personalizzazione è un po’ più alto, si parte da un modello standard il più possibile vicino alle misure del cliente, e lo si adatta alle sue misure, intervenendo su raggio più ampio rispetto al calibrato. Questa tipologia d'intervento raramente prevede sedute di prova perché il modello di base, appunto è già dotato di buona vestibilità standard. Quello che rimarrà al negozio (non all'artigiano) è una cartella con annotato il modello base utilizzato e le misere del cliente, che qui comprendono anche spalle, torace, vita, giromanica, lunghezza del busto. E' come partire da un quadro già fatto ed intervenire con pennellate secondo i nostri gusti. Sarà sempre il quadro di un altro. Questa è la pratica più usata dalla maggior parte delle persone che crede di avere una camicia su misura, ma non ce l'ha. O meglio, la ha parzialmente, ed ecco la genesi della disparità tra la vostra camicia e quella dell'amico che ce l'ha più bella. Il terzo livello si chiama bespoke, di cui già abbiamo parlato in riferimento alle scarpe di John Lobb, che rappresenta il livello più alto nella scala della personalizzazione degli indumenti e degli accessori. In sintesi, si parte da un foglio bianco per creare un modello (di qualsiasi cosa, non solo di una camicia) completamente nuovo, partendo dalle sole misere del cliente per arrivare, correggendolo strada facendo, ad incontrare i precisi desideri del committente. Si crea subito una camicia di prova (in tessuto apposito), una statua grezza, soltanto imbastita, non cucita, che attraverso le sedute di prova, assume la forma finale. Quello che rimarrà al camiciaio sarà quindi un cartamodello, disegnato appositamente, con il vostro nome. Quella sarà la matrice per ogni vostro successivo ordine, per il quale sarà necessario soltanto scegliere nuovamente tessuti e dettagli. Riponete pertanto assoluta attenzione nella fase della prima prova, perché poi l'artigiano lo modificherà malvolentieri. Il motivo per cui il bespoke richiede da principio un sostenuto quantitativo di ordini (o l'impressione di generarne molti in futuro) è proprio perché, virtualmente, sulla prima camicia il bilancio dell'artigiano sarebbe in perdita, visti il tempo e gli sforzi ad essa dedicati. I suoi margini cominciano a farsi sensibili dalla sesta-settima in poi. In Inghilterra Tùrnbùll & Asser, Gieves & Hawkes, Hilditch & Key, tutti su Jermyn Street, richiedono infatti un minimo di sei ordini per accedere al servizio bespoke. Da questo momento in poi quindi parleremo soltanto di bespoke, l'unico vero modo per ottenere risultati degni di nota.
Prima parlavo di variabili infinite, cerchiamo di suddividerle almeno in aree fondamentali. La camicia è fatta in buona sostanza da:



1. tessuto

2. taglio

3. cuciture

4. colli

5. polsini

6. bottoni

7. accessori


La combinazione di questi elementi, con in mezzo tutte le possibili sfumature, darà alla luce la vostra camicia. Li analizzeremo uno ad uno nelle prossim puntate.

giovedì 27 novembre 2008

Bespoke?


Partiamo da principio: cosa significa bespoke? Giusto in questi giorni a Milano ci sono stati due eventi che portavano il nome bespoke-qualcosa. Ecco, questo è un esempio di come il termine, adesso piuttosto in voga, venga utilizzato a sproposito, talvolta associato al sgnificato di su-misura e talvolta, ancor peggio, al significato generico di "lusso". Niente di più lontano dalla verità. Bespoke, applicato a qualsiasi disciplina, dalle arts and crafts ai sistemi informativi, significa "da zero", rappresenta il massimo livello di cutomizzazione di un prodotto. Bespoke, "speak for something", "to give order for it to be made", da parte di un committente che, attraverso il dialogo con l'artigiano sviluppa un progetto completamente personalizzato. Il termine nasce a Savile Row, Londra, storica via dei maestri della srtoria da uomo, da Henry Poole a Hardy Amies. Innegabile dunque la radice nella tradizione inglese di fine ottocento, che è poi quella che tuttìoggi definisce i contorni dell'immaginario moderno di "Classico", termine, anche quest'ultimo, troppo spesso usato in accezioni incorrette.Tornando alle fiere di Milano, dicevamo di quanto fossero fuorvianti: come possono mettere in mostra qualcosa che non esiste? Il progetto bespoke non esiste fin tanto che non è finito, quello che si può valutare sono i materiali, l'abilità dell'artigiano, ma soprattutto la nostra disponibilità e sensibilità nel tradurre un'idea in un oggetto. Solo così esso sarà veramente nostro.
In fatto di camicie, la differenza tra il diffuso "su misura" ed il bespoke è tanto centrale quanto enorme. Il servizio su misura parte da un modello (pattern) che lo stilista o il sarto ha gia disegnato, questo sarà poi replicato con le misure del cliente, che avrà una camicia uguale alle altre, ma con le sue misure. Il processo bespoke invece è finalizzato alla creazione, attraverso diverse messe in prova, di un modello personalizzato, che sarà poi trasformato in cartamodello ed archiviato come esclusivo del cliente. In questo processo di creazione artigiano e committente collaborano a stretto contatto, le loro visioni confluiscono. Le variabili in gioco sono infinite, centimetro per centimetro, tessuto per tessuto, collo per collo, polso per polso: il gioco è difficile, districarsi è arduo. Ma ne vale la pena. Chiaramente questo servizio non è svolto da tutti, e non crediate di ordinare una singola "button-down celeste", perchè vi rideranno dietro. I più grandi camiciai del mondo, da Finollo a Genova, Turnbull and Asser, Gieves and Hawkes in Jermyn Street a Londra, permettono di accedere al servizio bespoke con un ordine minimo di 6 camicie a prezzi "divertenti".
Nelle prossime "lezioni" toccheremo un argomento per volta, cercando di fare chiarezza sulle insidie che si celano dietro ogni scelta.